venerdì 22 maggio 2015

44 anni di matrimonio per Dalia e Socrate Craponi

 22 maggio 2015

Eh sì...era una giornata come questa 44 anni fa: cielo grigio e freschetto.
Per fortuna si mise a piovere solo al momento della  partenza dal ristorante dopo il pranzo: gli sposini in abito da viaggio (Dalia in "completo pantloni"... allora si diceva così. Nel 1971 le donne portavano raramente i pantaloni...in tutti i sensi... oggi invece anche le nonnette  preferiscono infilarsi dei comodi jeans), dicevo: gli sposini in abito da viaggio, la 850 FIAT coupe rossa, tutto il parentado a salutarli festosi e la  mamma della sposa che esortava commossa: "Me racomando Socrate...va pian co quea tosa!" (traduzione dal veneto: "Mi raccomando Socrate, va piano con quella ragazza!") e mentre lei si riferiva al viaggio in auto che stavano per compiere, tutti pensarono a ben altre cautele da parte del baldanzoso novello marito ...











Nonostante la celebrazione del matrimonio da parte di un certo Don Francesco che qualche tempo dopo fuggì con la cassiera del cinema dell'oratorio per una travolgente storia d'amore ... ( per Wanda e Dante, 40 anni dopo è successa la stessa cosa a proposito del prete che li aveva sposati...) il matrimonio di Socrate con Dalia resiste (se pensiamo poi che si conoscono da 60 anni, è quasi allucinante).
Si sa, la vita di coppia è un viaggio per mete sconosciute e lungo il tragitto puoi trovare vallate soleggiate, facili sentieri, fiori e sorgenti, ma puoi anche imbatterti in gole buie, tortuosi percorsi, precipizi e vette altissime.  Importante è tenersi per mano e se uno cade, aiutarlo a rialzarsi.
amen.

martedì 9 luglio 2013

SECONDA PARTE FESTA COUNTRY CAREZZANO


Mentre Dalia e Socrate si scarrozzavano la piccola Gioia, iniziavano i giochi campestri:




La giornata calda ha contrinuito a mantenere rovente le griglie che hanno abbrustolito pannocchie, salamelle, braciole insieme agli attributi di chi grigliava...



                                                                                                                    
tanto che qualcuno ha voluto verificare a che punto di cottura erano...

Ma il meritato ristoro per tutti c'è stato quando per la gara finale li hanno
 visti con le mani legate dietro la schiena a rinfrescarsi la faccia in una bella fetta d'anguria.

domenica 7 luglio 2013

FESTA COUNTRY 2013

6 luglio 2013

Quest'anno, ragazzi, è andata bene: non è piovuto e nemmeno grandinato...
Dalia ha scattato un po' di foto tra un lancio del pollo


(nuovo gioco) e gincane tra tavoli, tavolini, siepi e staccionate con la pupa nel carro...sì perché la piccola ama viaggiare su terreni accidentati (forse sarà un'amante del fuoristrada come il suo papà?) e per l'occasione la carrozzina è stata trasformata in carro dei pionieri...





I soliti nostalgigi si son ficcati in testa un cappello da vachero




















Dalia quast'anno s'è vestita da "Balla coi lupi" perché sapeva già in partenza che la controfigura del famososo protagonista di ombre rosse (alias Socrate) non si sarebbe lanciato nella mischia a danzare balli country...

E così, dopo uno scivolosissimo gioco del tiro alla fune (questa volta nella polvere ci è andato anche Sergione l'Africano...) 
gli addetti si sono dedicati alla grigliatura...(poiché era andata bene per il tempo...qualcosa doveva
andare storto...le braciole erano coriacee...bene per Dalia che aveva chiesto i formaggi del loco e Socrate il panino con salsiccia). Potrei dilungarmi ancora, ma sono curiosa di vedere se riesco a pubblicare su Facebook che da un po' mi fa venire il "mal della pecola" (questo è un male che solo i milanesi purosangue conoscono)...

domenica 2 giugno 2013

2 giugno 2013
Festa della Rebupplica...ma per me è soprattutto il compleanno di mia sorella.
Nel 2003,  quando Luisa ed io iniziammo a scrive "Passa passa Garibaldi" (almanacco quasi comico per tutte le stagioni...e per tutti i gusti) per il mese di giugno mia sorella inserì l'aneddoto
che trascrivo e che mi torna alla mente ogni volta che si parla di festa della repubblica.
Leggendo, si sussguono molte sensazioni e meditazioni su quei tempi lontani e su questi tempi
che stiamo vivendo.


 2 giugno 1946
 Compivo 5 anni;  ogni mio compleanno era stato salutato con gioia e festeggiamenti, nonostante la guerra, i bombardamenti, le corse in rifugio, il sibilo lacerante delle sirene:
non era mai mancata una torta casalinga, un regalino, l’invito dell’amico coetaneo, vicino di casa.  Ma quella volta mi sembrava tutto diverso: era già mezzogiorno e ancora nessun segno di festa.  La mamma da alcuni giorni era triste e aveva cercato di farmi capire che non avrei ricevuto il dono che desideravo; papà era sempre preoccupato e non mi salutava più, al mattino, con il suo solito sorriso e con una pennellata di schiuda da barba sul naso.  Lo avevo capito anch’io, nonostante la mia giovane età: era un brutto periodo. Papà non aveva più un lavoro.  La fabbrica di porcellane dove il suo abile pennello aveva creato ornati, complesse volute barocche su vasi panciuti, delicati paesaggi cinesi, fiori e foglie dai colori evanescenti, era stata bombardata e distrutta durante la guerra ed ora, nell’impellenza della ricostruzione, si dava precedenza alla primaria necessità: l’arte poteva aspettare.
Ma quel 2 giugno del ’46 era un giorno diverso e speciale per un altro motivo: da tempo ne sentivo parlare e, anche se non mi era tutto chiaro, avevo capito che gli Italiani “volevano mandare via il re”.
Mio padre e mia madre, i vicini, gli amici e i parenti che frequentavano la nostra casa ne discutevano…non tutti la pensavano allo stesso modo e le parole monarchia, democrazia, popolo, re venivano spesso ripetute, infiammavano gli animi, accaloravano le discussioni.  Nel mio angolo dei giochi le ascoltavo, le assorbivo e riflettevo a modo mio.  Ma perché, mi chiedevo, vogliono cacciare il re?  Nelle fiabe che la mamma mi narrava ogni sera, prima di addormentarmi, c’era sempre un re; era buono, a volte un po’ infelice ed aveva un figlio o una figlia bellissimi…vestivano sete e velluti, indossavano corone e diademi e, per le loro feste di compleanno, organizzavano sontuosi banchetti e balli mascherati.  Non erano poveri, non avevano bisogno di trovarsi un lavoro e, se erano in difficoltà, c’era sempre una fata buona e generosa che li aiutava.  Io avrei voluto essere la figlia di un re.
Venne la sera.  La mamma aveva preparato la cena ed era riuscita, nonostante le ristrettezze a organizzare una festicciola in mio onore.  Mio padre tornò con l’aria stanca: aveva girato inutilmente anche quel giorno alla ricerca di un posto di lavoro. Tornava a mani vuote.  Io, nella mia innocenza, gli andai incontro col volto sorridente e speranzoso: lui mi fece una carezza e mi guardò tristemente poi, ad un tratto, sembrò ricordarsi di qualcosa: aprì la cartella che conteneva i sui disegni, i campioni dei suoi lavori preziosi e ne estrasse due bandierine tricolori.  Me le sventolò davanti agli occhi, mi abbracciò e mi disse: “Buon compleanno Luisa! Sei una bambina fortunata: oggi è nata anche la Repubblica! In questo giorno si farà sempre festa!”
Io ricevetti quelle due bandierine come un dono prezioso, ma gli chiesi che cosa fosse la Repubblica:  “E’ quando comanda il popolo” mi rispose lui in modo sbrigativo forse pensando che, data la mia età, non avrei potuto capire spiegazioni più complesse.  Ma io, bambina solitaria, spesso meditavo nel mio angolo e, nel mio immaginario, organizzai strani ragionamenti.
Repubblica…anche qui c’è la parola RE…forse il papà aveva sbagliato, doveva dire Repubblico, il pubblico era Re…e il pubblico era tutta la gente, la gente che va per le strade, che si diverte agli spettacoli, che si riunisce nella piazza del Duomo e applaude alla Madonnina che torna a brillare sotto il sole di Milano…e la gente era il popolo, come aveva detto il mio papà.
Il popolo era re…ma allora anche il mio papà era un re e io una principessa, come tutte le bambine d’Italia!  Forse una fata buona avrebbe aiutato anche noi e presto il papà avrebbe trovato un nuovo lavoro.

Repubblica: Res publica! Cosa pubblica, cosa di tutti!  Più avanti, studiando il latino, studiando la storia degli antichi Greci e Romani, emozionandomi alle gesta degli eroi repubblicani del risorgimento, avrei compreso il vero significato etimologico della parola, ma solo più tardi, quando lessi e meditai, preparandomi ad un concorso, il testo della Costituzione Italiana, compresi come, con la mia mente da bambina e con le mie elucubrazioni infantili, non fossi andata poi così lontano dal vero:

“L’Italia è una repubblica fondata sul lavoro…
La sovranità appartiene al popolo…”
Popolo sovrano, dunque! Popolo re! Un re che deve avere un lavoro!


Ecco, carissima Daniela, mi piace che tu conosca quest’episodio…che anche tu “veda” nostro padre, che a noi si mostrava sempre sereno e ottimista, come lo ricordo io, con quel velo di tristezza negli occhi, perché non poteva darmi tutto quello che il suo affetto avrebbe voluto.

                                                           Luisa

domenica 21 aprile 2013




Carissimi Wanda e Dante,


16 aprile 2013

La mia GIOIA per voi
se potessi offrirla sarebbe elisir
se potessi dipingerla sarebbe una mattina di primavera
se potessi cantarla sarei un usignolo.

Dalia... in stato di grazia

giovedì 4 aprile 2013

Marzo 2013

Le distrazioni di Dalia in cucina


Dunque...oggi potrei sfruttare quell'avanzo di risotto alla zucca e fare delle crocchette...sì.
Ecco il riso, un bel po' di grana gattuggiato, una manciata di prezzemolo tritato, uno spicchietto d'aglio schiacciato, l'uovo...suona il telefono:
la cognata.  Venti minuti di conversazione.
Una grattata di pane secco...mescolo il tutto e via con le crocchette.
Mi conviene friggerle già, poi devo andare a fare la spesa e viene tardi...
Olio bollente e vai.
Cacchio! L'uovo! Già, è suonato il telefono proprio quando dovevo aggiungere l'uovo e alla fine non l'ho messo...ecco che si sfaldano tutte, si squagliano, si rompono...e ma io non butto via tutto...e no!  Le scolo dall'olio, le metto in una terrina, aggiungo l'uovo dimenticato ben sbattuto e metto il tutto in una pirofila...accendo il forno ed ecco un bel tortino.
Lo assaggia, può andare...pensa di poterlo presentare al marito, l'apparenza è quella di una frittata ben dorata...
Ore 12.30: primo (per fortuna Dalia ha preparato la pasta e fagioli a regola d'arte).
                  secondo:...tortino misterioso.

"Che cos'è quella roba lì?!" domanda Socrate che si ostina a non mettere gli occhiali quando mangia e a Dalia questo atteggiamento di diffidenza sulle sue attività culinarie... dà molto fastidio al che improvvisa:
"I rosti."
"Davvero? hai fatto i rosti?" (Socrate ama molto questo piatto che però Dalia non fa mai)
"Sì...assaggia...non sono male..."
Socrate ne taglia una porzione e assapora: "Ma...non si sente il sapore della papata fritta..."
"Io li trovo buoni..."
"Non sono proprio come i rosti che faceva la mia mamma..."
"Ci credo...è riso! Di papate non c'è l'ombra...però l'aspetto è quasi quello...vero?"
Socrate ingurgita in silenzio...meno male che  aveva fatto il bis di pasta e fagioli...
(A parte tutto, il tortino non era niente male).

venerdì 22 febbraio 2013

Care amiche di Dalia, anche gatti, cani e company ci possono far meditare:




L’altra mattina tutto d’un tratto
mi trovo in casa il micio con un ratto:
stretto tra le fauci lo teneva
e come un gran trofeo me lo porgeva,
ma poi ogni tanto anche lo mollava
per giocar con lui oppure lo sfidava.
Il topo, grassoccio e a pelo grigio scuro
cercava di fuggire su pel muro:
io spero così che da casa se ne vada
e spalanco la finestra sulla strada.
Ma niente, cade per terra il povero topino
e lo riprende il gatto repentino.
Corre il felino con la  bestiolina
mentre lo inseguo con scopa di saggina,
si rintana perciò nell’angolo più angusto
e si rimette a giocare assai di gusto:
lo stuzzica, lo spinge con zampetta
                  finché l’infelice fugge in cameretta.
In quella giunge il cane
preso da gran rumore
che come segugio segue impavido l’odore.
E mentre il gatto cerca il topo sotto il letto,
il cane afferra il ratto stretto stretto
esce di casa e se ne va in giardino
chi sa che fine ha fatto il topolino!

Ora mi viene qui da meditare:

se tra le mani ti trovi un’occasione…
non indugiare: vai alla conclusione!